Mi chiamo Maria Licitra, vengo dalla Sicilia, e più precisamente da Acate in provincia di Ragusa, un paesino di seimila abitanti. Sono la settima di nove figli. Il 29 settembre 1967 lascio per la prima volta il mio Paese per andare a raggiungere i miei fratelli e sorelle più grandi di me che lavoravano già a Berna, avventurandomi in un viaggio molto lungo (24 ore di treno) senza sapere cosa mi aspettasse...!!!
Appena arrivata in Svizzera, la prima cosa che mi ha colpito, visto il periodo autunnale, é stato il verde che circondava le case e i fiori su tutte le finestre; sono rimasta a guardare incantata tutto ciò dal finestrino del treno senza più sedermi fino a Berna. Durante i tre mesi da turista, ho notato che qui in Svizzera, la domenica, le strade sono deserte e c'è un silenzio da brividi. Ho chiesto a mia sorella cosa fosse successo e perché non ci fosse nessuno per le strade. Mi ha risposto che, visto che si lavora dal lunedì al sabato, qui, la domenica si dorme fino a tardi o si va fuori in montagna.
Al mio paese, invece, la domenica tutti a messa e tutti vestiti a festa. Mi ricordo che quad'ero piccola, aspettavo con ansia la domenica perché la piazza era colma di persone... chi andava a messa, chi si fermava a chiacchierare nei bar o a passeggiare nella strada principale del paese. Era un modo di ritrovarsi, per stare insieme. La prima cosa che ho voluto sapere, appena arrivata a Berna, dove fosse la Missione Cattolica Italiana. Dal momento in cui l'ho saputo, tutte le domeniche andavo a messa, così mi sentivo un po' come a casa mia, per vincere la nostalgia di casa. Per noi italiani, sono nate diverse associazioni di tutte le regioni d'Italia (ancora oggi qualcuna esiste), che organizzavano serate danzanti: erano occasioni che ci permettevano di ritrovare l'ambiente del paese natio.
Nel frattempo ho trovato il mio primo lavoro in una fabbrica di cappelli dove già lavorava mia sorella più grande. Per poter cominciare a lavorare ho dovuto aspettare che compissi i 17 anni, cioè, fino al 17 Gennaio 1968. A fine dicembre del 1967, ho dovuto lasciare la Svizzera per poter poi rientrare col contratto in mano. Vista la distanza dalla mia Sicilia con la Svizzera, mi sono fermata da mia zia a Milano dove ho trascorso due settimane ad aspettare che venisse a prendermi uno dei miei fratelli col contratto di lavoro. Da quel momento è iniziata la mia vita da emigrante. Arrivati a Briga sono dovuta scendere dal treno e mettermi in coda ad aspettare il mio turno per la visita medica obbligatoria... una esperienza indimenticabile... mettermi a petto nudo davanti a tante donne più grandi di me, con la paura che se mi avessero trovato qualche malattia mi avrebbero rispedito in Italia. La difficoltà più grande è stata non capire la lingua del posto... negli anni 50/60 si veniva solamente per lavorare, non c'era tempo per imparare anche perchè si lavorava per aiutare i genitori rimasti in Sicilia con i figli più piccoli e andare al corso di tedesco serale, a parte il costo delle lezioni, lavorando al 100% dalla mattina alla sera, non si avevano la forza e la concentrazione necessarie per imparare.
Il mio primo giorno di lavoro, lo ricordo ancora... esattamente il 15 gennaio 1968. Era un lunedì e il mercoledì 17 avrei compiuto 17 anni; d quel giorno ho sempre lavorato. Dopo otto anni che stavo a Berna, ho deciso di ritornare in Patria, non perchè non mi piacesse stare a Berna, ma soltanto perché, per tutto quel tempo, avevo in mente sempre di ritornare nel mio paese natio. A Natale del 1973, andando in Sicilia in aereo per le feste di Natale, ho conosciuto un ragazzo che viveva a Zurigo, anche lui di Ragusa, ci siamo frequentati per un anno e abbiamo deciso di tornare in Sicilia per sempre ad agosto 1974, ma la relazione finì dopo un anno. Nel periodo in cui ho vissuto con i miei genitori ad Acate, ho lavorato in diversi posti. Ho fatto la commessa all'Upim di Vittoria (un paese che dista 8 chilometri da Acate), sono stata contabile iva e venditrice in un negozio di abbigliamento. Ho preso la patente e comprato la mia macchina d'occasione, una 126 Fiat, per potermi spostare, visto che in Sicilia i mezzi di trasporto, ancora oggi, lasciano a desiderare...
Per motivi personali, nel 1979, ho preso la seconda decisione della mia vita. Avete presente il famoso bivio? Ho dovuto scegliere tra restare a lavorare all'Upim di Gela (CL) o ritornare in Svizzera. Se oggi sono ancora qua, significa che sono ritornata... Ancora tre mesi come turista e nel frattempo ho trovato lavoro in una pulitura a secco, da Haberli. Lavoro duro, sempre in piedi, dopo un anno, come di regola, in confronto al 1968 la legge era cambiata. Se durante i tre mesi da turista trovavi qualcuno che ti faceva il contratto, potevi subito lavorare. Un anno dopo, una signora che ho conosciuto in Missione, dove portava il suo bambino all'asilo, mi ha chiesto se volevo cambiare posto di lavoro, e così ho cominciato il mio ultimo lavoro al Frauenspital di Berna.. (almeno così pensavo!). In sette anni di lavoro in ospedale ho conosciuto tanta bella gente e l'ambiente di lavoro era molto piacevole. Il mio lavoro in ospedale si svolgeva in sala parto dove aiutavo le infermiere con le pazienti pronte a partorire.
Nel 1982 incontro mio marito. Da questa unione nascono tre figli, due maschi e una femmina. Dopo la nascita della bambina ho scelto di lasciare il lavoro per dedicarmi ai miei figli. E siii... i figli so pezzi e core...non ho mai avuto rimpianti di non aver lavorato per ben 18 anni. In questi anni ho fatto la mamma a tempo pieno, la moglie, la cuoca, la donna di servizio... come tutte le casalinghe del mondo, nel periodo più bello della mia vita... aspettando che i figli crescessero per potermi finalmente dedicare a mio marito. Purtroppo arriva la batosta che non mi aspettavo succedesse proprio a me: mio marito lascia la famiglia per una donna brasiliana molto più giovane di lui ed ha anche un altro figlio con lei. Il divorzio mi ha costretta a ricominciare a lavorare, mi mancavano dieci anni al pensionamento e, questa volta, le difficoltà di trovare lavoro erano tante. Ho telefonato alla mia capa dell'ultimo lavoro al FRAUENSPITAL. La risposta é stata: non possiamo assumerti perché dobbiamo aiutare gli exstracomunitari, tu, ormai sei inserita e puoi trovare altri posti di lavoro.
E invece.. Era il 2005 e di fabbriche in tutta Berna non ne esistevano quasi più e dunque ho dovuto iscrivermi in diversi Uffici del Lavoro cioé "Temporärbüro" e, grazie a un amico, ho potuto lavorare nelle poche fabbriche che erano rimaste fino al mio pensionamento. Oggi, da pensionata, vivo benissimo in Svizzera, abbiamo tante agevolazioni per poter tirare avanti senza problemi finanziari, a parte la pensione, usufruiamo dell'aiuto statale. Ora, con gioia, posso dedicarmi ai miei hobby, tra i quali c'è la passione per la fotografia che mi dà tanta gioia: è come un viaggio senza fine da condividere con gli altri.
Bella testimonianza.