Geraci Siculo è un piccolo paesino siciliano in provincia di Palermo, adagiato sulla schiena rocciosa di un colle, considerato la “perla delle Madonie”. Fa parte, infatti, del Parco delle Madonie.
Il nome del paese è di origine greca (da “Jerax”, avvoltoio) e fa riferimento alla sua origine come luogo fortificato su una rocca impervia sorvolata da uccelli rapaci. La principale attività economica di Ge-raci Siculo, paese dedito principalmente all’agricoltura e alla pastorizia, è lo stabilimento per la raccolta e l’imbottigliamento dell’acqua minerale che proviene dalle montagne geracesi. Visitare Geraci Siculo è come fare un affascinante viaggio nel tempo, immersi nel cuore della Sicilia e nelle sue radicate tradizioni storiche. In questo pittoresco borgo, i visitatori possono ammirare le piccole abitazioni in muratura e godere di panorami suggestivi, in cui si fondono armoniosamente monumenti medievali e antiche chiese. Un'emozionante avventura, ricca di sorprese che vi catture-ranno e vi permetteranno di scoprire la vera essenza di questa affascinante località siciliana.
La storia di Geraci Siculo affonda le sue radici in tempi antichissimi. Già in epoche preistoriche, questo territorio conobbe la presenza umana. Tuttavia, è solo nell'anno '840 che si hanno le prime notizie certe dell'insediamento umano, in coincidenza con la conquista dell'isola da parte dei Saraceni. In quel periodo, era già presente un castello che i Saraceni ampliarono e fortificarono. Questa dominazione ebbe un impatto profondo sulla storia di Geraci e di tutta la Sicilia, tanto che ancora oggi si possono scorgere tracce della loro influenza culturale.
Come molti centri medievali, Geraci Siculo si distingue per i suoi caratteristici vicoli stretti, piazzette e cortili. Il tour del borgo ha come punto di partenza il maestoso "bevaio" della Santissima Trinità, situato appena al di fuori del nucleo abitato, nella zona sud. Questo imponente monumento fu eretto per volontà del marchese Simone Ventimiglia e si erge su una base rettangolare lunga 20 metri, con due eleganti fontane in pietra ai lati, sormontate da una piramide. Ciò che colpisce immediatamente lo sguardo è la cornice merlata del timpano, che aggiunge un tocco di raffinatezza a questa fontana.
Per accedere al vero cuore del borgo, si percorre la pittoresca via Biscucco. Tra le prime cose che saltano all’occhio, lì sulla rupe, ci sono i ruderi del Castello di Geraci. Se avete deciso di arrivarci, indossate scarpe comode e preparatevi a una ripida salita: una volta in cima però, il panorama natu-ralistico che avrete davanti vi ripagherà di ogni fatica.
Dopo l’accesso su una scalinata, quello che si aprirà davanti a voi sembra quasi un parco. Il castello, ha, presumibilmente, origini bizantine ma fu successivamente trasformato in una robusta fortezza dai Ventimiglia. In questa stessa area sorge l'antica chiesa di Sant'Anna, considerata la cappella della famiglia Ventimiglia. La tradizione narra che qui, sin dal 1242, venisse conservato il teschio di Sant'Anna. A breve distanza dal castello, troviamo la chiesa di San Giacomo, all'interno della quale sono custodite preziose opere d'arte, tra cui una statua lignea raffigurante il Santo, un affresco di stile bizantino risalente al XIV secolo e un crocifisso ligneo.
Attraversando le affascinanti viuzze medievali, che si snodano sul lato ovest del borgo, si giunge al cuore di Geraci Siculo: piazza del Popolo. Qui si ergono imponenti la chiesa settecentesca del Collegio di Maria e la chiesa di Santa Maria Maggiore. La chiesa di Santa Maria Maggiore è un autentico scrigno d'arte, contenente opere pittoriche e sculture di inestimabile valore. All'interno, si trovano una serie di statue marmoree raffiguranti la Madonna della Neve, la Madonna della Mercede e il Fonte Battesimale, risalente al XV secolo, tutte realizzate dalla rinomata bottega di Gagini. Tra le opere lignee spiccano alcune statue di artisti siciliani anonimi del XVII e del XVIII secolo, oltre al Monumentale Coro ligneo del 1650.
La visita alla chiesa culmina con la scoperta del suo prezioso "tesoro" artistico, conservato nella cripta. Qui si possono ammirare suppellettili liturgiche in oro e argento, insieme a numerosi paramenti sacri finemente ricamati, costituendo un patrimonio di inestimabile bellezza.
Proseguendo verso nord lungo Corso Vittorio Emanuele, ci imbattiamo nella chiesa seicentesca di Santo Stefano, contraddistinta dal suo campanile caratteristico. All'interno di questa chiesa, si può ammirare una notevole scultura lignea del XVI secolo, opera di un artista anonimo, raffigurante Santo Stefano, nonché una tela del 1609 realizzata da Giuseppe Salerno.
La nostra esplorazione di Geraci Siculo raggiunge il suo culmine giungendo nella zona più settentrionale del paese, dove sorge l'ultimo tra gli edifici religiosi più significativi: la chiesa di San Bartolomeo. All'interno di questa chiesa sono esposte diverse opere d'arte, tra cui un raffinato pannello ligneo intarsiato del XVIII secolo che ritrae il santo. La visita si conclude con la piccola chiesa di Santa - La Porta, costruita nel 1496 (situata in via San Bartolo). Qui, troviamo un altro straordinario capolavoro realizzato dalla bottega dei Gagini, il magnifico polittico in marmo policromo che adorna l'altare maggiore. Inoltre, una impressionante scultura lignea del XVII secolo raffigurante il Cristo crocifisso, opera di artisti anonimi siciliani, cattura l'attenzione con la sua po-tente espressività.
Il patrimonio di Geraci si arricchisce ulteriormente con altre significative architetture religiose, tra cui la chiesa di San Giuliano insieme al Mo-nastero delle Benedettine, la chiesa di San Francesco e la Chiesa di San Rocco, situata a destra della piazza del Municipio.
Il Salto del Ventimiglia
Quando Francesco I Ventimiglia prese in mano le redini della Contea di Geraci, sposò Costanza Chiaramonte, contessa di Modica. A causa della sua infertilità, la cara Costanza però venne ripudiata dal marito che mise fine al matrimonio.
Giovanni Chiaramonte non fu di certo felice della scelta e più volte cercò di uccidere Francesco senza successo, fino a quando decise di sfruttare l'astio del re di Sicilia nei confronti del Venti-miglia per entrare a Geraci e far fuori il conte. Ci riuscì perché il popolo decise di aprire le porte al nemico e Francesco, in sella al suo cavallo, iniziò la sua fuga dalle truppe di Pietro II d’Aragona.
È a questo punto che inizia la leggenda. Si dice che Francesco si sia lanciato nel vuoto insieme al suo cavallo da un'apertura delle mura, mettendo fine alla sua vita. La verità, però, è ben diversa e meno affasciante: Francesco si era sì recato presso il varco delle mura, ma con l'obiettivo di arri-vare al Castello risalendo il costone roccioso per proteggere così la famiglia. Il cavallo però per un malore morì sul colpo e Francesco, una volta trovato, venne ucciso.
Nel punto in cui Francesco Ventimiglia si lanciò, è stato inaugurato un affaccio panoramico in vetro sulla vallata che si estende fino ai piedi dell'Etna.
Tra le prelibatezze culinarie tipiche di Geraci Siculo, emergono la "pittrina ca fasola" (un delizioso piatto di castrato al sugo, accompagnato dalla caratteristica "fagiola" verde locale), le "sasizunedda ca addauro" (polpette di carne tritata avvolte in foglie d'alloro) e i "maccarruna" (un tipo di pasta fresca simile a grandi bucatini).
Di Giovanna Coppola
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