Paratendo avevo creato un futuro migliore in una terra straniera
La piccola piazza del paesino italiano di San Giovanni in Galdo era animata da un'atmosfera di addio. Con con il cuore gravato da emozioni contrastanti, stavo per lasciare la mia famiglia e la mia terra natale per cercare fortuna in Svizzera. Era il 1965, un periodo in cui l'emigrazione verso il paese elvetico rappresentava ancora una una speranza di prosperità. A San Giovanni in Galdo, piccolo paesino del Molise, in provincia di Campobasso, non c'era la possibilità di trovare lavoro.
Avrei compiuto 19 anni tra qualche mese. Avevo cresciuto il mio piccolo fratello Giovanni, dato che mia madre era morta quando lui era appena un neonato. Ora, non potevo più rimandare la partenza. Dovevo farlo per la mia famiglia.
Quando arrivò il pullman, il sole del mattino splendeva, ma l'aria era fredda. Salutai mio padre e mi avvicinai a Giovanni. Gli sfiorai i capelli scuri con un groppo in gola, promettendogli che avrei fatto tutto il possibile per garantire un futuro migliore a entrambi.
Il viaggio in Svizzera fu un'esperienza travagliata. Pullman, treno, l'arrivo in un Paese che non conoscevo e dove si parlava una lingua a me sconosciuta. Lavorai sodo come colf per una famiglia ticinese che si era trasferita ad Affoltern am Albis, un piccolo paese nel canton Zurigo. Il fatto che io parlassi italiano era stata una fortuna e lentamente imparai il tedesco e il francese. Lavorai senza sosta per mettere da parte ogni franco possibile.
Nel frattempo, Giovanni era cresciuto e aveva seguito le mie orme. Aveva studiato con dedizione ed era riuscito ad ottenere una borsa di studio per l'Università di Zurigo. La separazione era stata difficile, ma la nostra fede reciproca ci aveva spinti a perseguire i nostri sogni.
Dopo alcuni anni, lavorando sodo, avevo risparmiato abbastanza da aprire un piccolo ristorante italiano. La mia cucina era molto apprezzata, attirando sia gli italiani che gli svizzeri. Nel frattempo, Giovanni aveva completato gli studi e aveva ottenuto un lavoro in una grande azienda svizzera.
Giovanni, si era stabilito in Svizzera e aveva formato una famiglia. I figli di Giovanni crescevano imparando sia l'italiano che il tedesco, abbracciando le radici della loro famiglia e la cultura del loro paese d'adozione.
La vita scorreva tranquilla, quando, un giorno, mentre stavo lavorando nel mio ristorante, ricevetti una sorpresa. Mio padre, che aveva risparmiato diligentemente, arrivò in Svizzera per rivederci. Era anziano, ma il suo sorriso era radioso come quello di un bambino. La famiglia si era finalmente riunita in terra straniera.
Mio fratello, per far conoscere un po' la Svizzera a nostro padre, aveva pianificato un fine settimana fuori città tutti insieme. Attraversammo i pittoreschi paesaggi svizzeri, ammirando le maestose Alpi. La montagna era un simbolo di quanto fossimo riusciti a realizzare con la nostra tenacia.
In quel momento, mi resi conto di quanto fossi fortunata. La mia emigrazione in Svizzera aveva portato non solo prosperità, ma anche la riunione della mia famiglia. Avevo imparato a coniugare le mie radici italiane con la cultura svizzera. Quando mi era possibile, ritornavo a San Giovanni. Mai avrei dimenticato il mio "paese italiano". Ma lì non ci sarebbe stato, per me e per la mia famiglia, un futuro.
Partendo avevo tracciato nuovi sentieri e creato un futuro migliore in una terra straniera. All'inizio, non è stato facile, ma ora, dopo tanti anni mi sono resa conto che la mia storia era intrecciata con il mio passato e che ora il mio cuore appartiene a entrambe le terre.
A cura della Redazione
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