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A colloquio con Toni Ricciardi

Genève 28.09.2022 Professeur de sociologie,Toni Ricciardi a été élu député aux dernières législatives italiennes steeve iuncker gomez

Quali sono le priorità per gli italiani all'estero nella legislatura attuale?

Servizi consolari, equiparazione fiscale, portabilità dei diritti e non solo dei doveri, riforma della rappresentanza, riforma della stampa all’estero e, soprattutto, lo sdoganamento definitivo da ciò che per molto tempo è stata questa comunità: porre fine alla riserva indiana. Insomma, dobbiamo farci percepire come la 21° regione d’Italia, quindi non più contentini e strapuntini, ma risorse definite e strutturali. Pesiamo il 10% della popolazione, ci spettano altrettante risorse strutturali, non una tantum.

Recentemente, grazie ad un emendamento al Decreto Assunzioni, si è finalmente ottenuto l'aumento per adeguare le retribuzioni del personale a contratto. Pensa che sia la soluzione per ovviare alla carenza di personale della rete diplomatica e quindi poter, finalmente, mettere fine alle tante lamentele dei connazionali?

Assolutamente no, è un primo punto ma va fatto molto altro. Primo, va attuata la Convezione Maeci-Patronati. Ho presentato un emendamento che prevedesse 2milioni di euro per farla partire ma è stato respinto, ci riproveremo. Secondo, è in discussione in Commissione esteri della Camera una mia proposta di legge sui servizi consolari che prevede di adottare sui passaporti lo stesso schema procedurale adottato da qualche anno sulla cittadinanza, ovvero, sulla tassa pagata il 30% viene ridato al Consolato di riferimento, vincolando quei fondi all’assunzione di personale a contratto. Ciò consentirebbe di migliorare la produttività e allo stesso tempo ridurrebbe i tempi di attesa. Infine, un’altra mia proposta di legge prevede il non rinnovo del passaporto al superamento del 70° anno di età. Questo alleggerirebbe, almeno in Svizzera, il carico di lavoro degli sportelli consolari di oltre il 30%.

Gli Enti Gestori dei corsi di lingua e cultura italiana sono in gravi difficoltà per mancanza di fondi. Cosa propone per permettere ai giovani alunni italiani di frequentare incondizionatamente i corsi di lingua e cultura italiana?

 A breve arriverà la proposta del governo sul Made in Italy. Un provvedimento all’interno del quale proporrò misure a favore dei corsi, considerato che si parla anche di liceo del Made in Italy. In generale, però, serve capire che direzione si intende prendere. Il volontariato, che è alla base del servizio, non ha più senso. Il tema va professionalizzato, è necessario decidere se continuare con gli Enti gestori nati dai comitati genitori o se affidarsi definitivamente a Enti gestori capaci di autonomia finanziaria. Se accade come quest’anno, che i più meritevoli hanno subito un taglio verticale del 18% e quelli meno performanti del 40, capirà bene che abbiamo un problema. Si vuole andare verso un modello British, Goethe, Cervantes? Bene, si allochino le risorse e si ridisegni il servizio. Continuare nel limbo non ha più senso e si provocano solo disagi agli studenti e difficoltà agli insegnanti.

All’interno del PNRR quali sono, se ci sono, i progetti destinati agli italiani fuori dall'Italia?

Tutto e niente. Il processo di internazionalizzazione riguarda sicuramente gli italiani e le italiane al di fuori dell’Italia, ma serve saperlo “mettere a terra” questo Pnnr, e francamente vedo questo governo brancolare nel buio. Ci sono misure ad hoc, come il Turismo delle Radici, ma anche qui, serve una dotazione economica che sia almeno 10/20 volte di più degli attuali 20 milioni. In definitiva, molte misure riguardano direttamente e soprattutto indirettamente le comunità all’estero, si tratta di verificare la capacità che il governo avrà di realizzare le misure.

Cosa ne pensa di Comites e CGIE e quali sono, eventualmente, le riforme che potrebbero dare maggiore rappresentatività ai due organismi?

Penso che siano entrambi di vitale importanza, tuttavia sono necessarie riforme vere e strutturali. Partiamo dai Comites: innanzitutto va abolita l’inversione dell’opzione, tutti devono poter partecipare; le modalità di finanziamento ordinarie e progettuali vanno rese più trasparenti e meritocratiche; infine, devono essere equiparati ai consigli comunali. Ai componenti va riconosciuto un gettono di presenza, anche simbolico, e allo stesso tempo, devono avere poter di firma al pari di un consigliere comunale italiano. Ciò aiuterebbe anche la qualità dei servizi consolari.

Per quanto concerne il Cgie, va rilanciato e ne vanno definite le funzioni. Quando nacque non esistevano gli eletti all’estero. Oggi che la rappresentanza pur colposamente ridotta esiste, ne vanno ridefinite funzioni e compiti che personalmente reputo di vitale importanza nella definizione dei problemi e nella proposta di soluzioni in stretto contatto con le persone elette all’estero.

Il voto degli italiani all'estero ha vari problemi organizzativi e di sicurezza. Secondo lei è necessario riformarlo? Cosa ne pensa dell'inversione dell'opzione (manifestare preventivamente la volontà di votare iscrivendosi all'albo elettorale)?

Inversione dell’opzione è una follia pura ed è anche incostituzionale. Le riforme operative sarebbero minimali, tuttavia per renderle operative serve sciogliere un po’ di nodi di fondo. Primo. Chi è il detentore del dato? Il Ministero degli esteri o quelli dell’interno? Secondo, il riallineamento dei dati Aire va fatto costantemente, non solo a ridosso delle elezioni e poi con una dotazione di personale talmente insufficiente che non riesce mai, nemmeno in paesi come la Svizzera, a sanare le incongruenze. Ovviamente, per fare questo serve una campagna di vincolo giuridico e sanzionatorio rispetto all’Aire. Esiste l’obbligo d’iscrizione, ma sappiamo che il più delle volte viene ritardato perché si perdono diritti, e serve stabilire, almeno nei principali paesi europei, uno scambio di informazioni automatico tra uffici anagrafe e consolati. D’altronde, abbiamo lo scambio automatico delle informazioni patrimoniali, dei conti correnti, e non possiamo sapere se un cittadino cambia indirizzo? Questo per quanto riguarda l’aspetto tecnico-organizzativo. Per quanto concerne la rappresentanza, vanno ridefinite le ripartizioni ed i collegi. L’Europa, dove risiede il 65% degli iscritti Aire, ha alla Camera dei deputati una rappresentanza del 35%, per non parlare del Senato dove ci si limita ad un componente solo, per un collegio che va da Vladivostok a Lisbona, da Helsinki a Malta.

Nel primo anno di Governo, cosa ha fatto lei per gli italiani all'estero?

Nella prima manovra un taglio verticale di 55 milioni di euro sulle politiche degli italiani nel mondo, sui complessivi 76 milioni di tagli attuati al ministero degli esteri. Si è realizzato l’accordo sui frontalieri, completando l’iter avviato dai governi precedenti, che tra l’altro ha portato al superamento della Black List per la Svizzera. Tutto questo potrebbe aiutarci nel ridefinire le politiche fiscali come stiamo tentando di fare. Ad esempio, è in fase avanzata la mia proposta di legge sull’equiparazione dell’Imu estero. Ovvero, non più esenzioni, ma equiparazione per tutti. L’ indirizzo di residenza in Italia, il riferimento Aire, quello e solo quello, se non di pregio, se non locato ecc., viene equiparato a prima casa come in Italia. Al momento siamo riusciti a trovare un’ampia convergenza, ma il percorso è ancora lungo.

 

La sua esperienza di storico dell'emigrazione e quindi grande conoscitore del fenomeno migratorio e dei problemi ad esso connessi, è di supporto nella sua azione parlamentare?

Diciamo che aiuta, ma da solo non basta. Vivere da oltre 20anni all’estero, essere stato una seconda generazione, poi tornato all’estero da adulto per lavoro fino a diventare doppio-cittadino indubbiamente aiuta, ma da solo non è sufficiente. Probabilmente, ad aiutarmi maggiormente è stata la mia attività politica tra le persone, con il mondo associativo. Per quanto riguarda invece le questioni migratorie in generale, la mia professione mi aiuta a capire e conoscere meglio il fenomeno, ma si fa una fatica immane a fare comprendere, stesso nel mio partito a volte, come le soluzioni e le narrazioni vadano completamente ribaltate. Spesso uso esempi di gestione dei flussi adottati in Svizzera, regole, diritti e doveri, solo che fin quando la migrazione verrà trattata come mera questione di sicurezza, e quindi di percezione, l’impresa resta ardua. Ma non demordiamo.

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