Si parla tanto del problema immigrazione ma si parla molto poco, o per niente, del problema tutto italiano dell’emigrazione: la fuga dei giovani italiani verso l’estero
Scappare dall'Italia non è stato facile anche questa volta. Lasciare la famiglia fa soffrire. Lasciare la mia Sardegna è malinconia pura. Non sentire più il profumo di mare e di campagna è una mancanza di ossigeno. Ma poi ti rendi conto che non si vive solo di bellezze e che devi pensare al futuro e a un buon stipendio con grandi opportunità. Mi chiamo Marco, ho 33 anni e in Inghilterra sono riuscito a fare quello che volevo: lavorare nella ristorazione e coltivare la mia passione per la musica. Sono un beatmaker e in Inghilterra sono riuscito anche ad esibirmi in qualche live. In Inghilterra non hai paura di dover conoscere qualcuno per farti raccomandare.
Se sei bravo hai la possibilità di dimostrare chi sei. Io sarei il primo a tornare in Italia, ma il sistema va cambiato totalmente. Vengo dall'isola della Maddalena, al nord della Sardegna. Non riuscivo a lavorare in inverno e nel 2021 mi sono trasferito a Milano. Per tre anni ho lavorato lì, ma d'estate tornavo sempre a casa. Lavoravo in un villaggio turistico come barista e nel 2017 ho conosciuto mia moglie. È argentina e insegnava il tango ai clienti. Finita la stagione sono tornato a Milano ma non ho trovato un lavoro dignitoso. Ho lavorato in tanti posti ma pretendevano tante ore di lavoro sottopagate. Il 27 dicembre 2017 io e mia moglie ci siamo sposati, a gennaio 2018 siamo partiti per il Messico e siamo rimasti lì per tre mesi.
A causa dei documenti non potevamo rimanere, così siamo tornati in Europa, a Madrid. La situazione in Spagna, però, era simile a quella in Italia e dopo un mese e mezzo abbiamo deciso di partire di nuovo. Era l'ultimo tentativo. "Se va bene a Londra rimaniamo a Londra, se va male torniamo in Sardegna”, ho detto a mia moglie. A Londra è andata bene e ci siamo rimasti per tre anni. A giugno sono tornato in Sardegna con mia moglie dopo un anno e mezzo che non rivedevo la mia famiglia.
Ho lasciato i miei datori di lavoro dicendo che sarei rimasto per tutta la stagione estiva e loro avevano paura che io non tornassi più. Per un anno e mezzo sono stato distante a causa del covid. Non volevo rischiare e per proteggere la mia famiglia ho deciso di stare lontano da loro. Ho resistito fino a giugno, poi sono tornato. Dopo tanto tempo mi sono fermato a casa mia e sono tornato a lavorare come barista in un villaggio turistico per tutta l'estate. In Italia però, io e mia moglie abbiamo capito che non potevamo restare e abbiamo deciso di ritornare a Londra.
Io abito alla Maddalena. Un’isola su un’isola. Un paese di 11 mila abitanti. Se vuoi sentirti in pace con la natura è perfetto. Ma se vuoi crescere ed essere più ambizioso, le possibilità sono limitate. Non mi sentivo più a mio agio perché ero abituato a stare fuori da una realtà così piccola. Ho provato la stessa sensazione anche a Roma, quando ho fatto lo scalo. Non parlo delle persone, ma dei servizi che offre l’Italia. Abituato a Londra dove tutto funziona e viaggia veloce, mi ha ferito trovare il mio Paese ancora in queste condizioni.
Non funziona nemmeno Roma che è la capitale e che dovrebbe avere tutti i servizi funzionanti. Sono tornato dopo tre anni e mezzo e la situazione era sempre uguale. Qui a Londra, pagano anche un minuto di straordinario. In Italia, invece, trovano qualsiasi pretesto per non farlo. Sono ore della tua vita che regali a qualcuno gratis. A volte devi pregare per farti pagare l’ora in più e molti negano pure che l’hai fatta. Devi sempre adattarti a condizioni di lavoro che non ti soddisfano. Magari lavori 14 ore e te ne pagano 9. Trasferirmi in qualsiasi città italiana sarebbe stato lo stesso.
Ho lavorato in molti posti e ho sempre lottato per avere quello che meritavo. In tanti casi venivo anche sottopagato. Sono rimasto incantato dalle mille culture diverse presenti in questa città. Dopo aver scaricato un’applicazione, ho trovato lavoro in 5 giorni. Inizialmente ho lavorato in una pizzeria gestita da italiani. Purtroppo però, sono scappato dopo un mese. Siccome ero l’ultimo arrivato mi facevano lavorare di più. Hanno visto che dovevo ancora sistemarmi e che ero ancora alla ricerca di una casa, quindi se ne approfittavano.
Ho pubblicato la mia esperienza sul gruppo Facebook e mi hanno consigliato di non lavorare mai più con gli italiani. Fortunatamente non siamo tutti così. Ho notato che molti italiani fanno fatica a integrarsi. A Londra ci sono tantissime culture da scoprire e molti si auto ghettizzano. Stanno tra di loro senza conoscere persone diverse. Molti si portano dietro il pregiudizio che c’è in Italia nei confronti degli stranieri. Io non l’ho mai avuto. A parte il mio attuale titolare e alcuni conoscenti, non ho amici italiani qui a Londra. A scuola non ero una cima in inglese, ma dopo qualche mese qui, sono migliorato.
Dopo la prima esperienza in pizzeria, ho trovato lavoro in una caffetteria francese. Stava per chiudere quando il mio supervisor australiano mi ha chiesto di andare a lavorare con lui in un ristorante italiano di pasta fresca che avrebbe aperto a breve. Sono tre soci: lui, il mio amico italiano e un inglese. Quando a giugno sono andato dalla mia famiglia in Italia non sapevano cosa avrei fatto e mi hanno detto che se fossi tornato a Londra avrei trovato ancora il mio lavoro. Sanno che sono legato alla mia famiglia e alla mia terra, ma non potevo restare a casa mia. "Sardegna mia, sappi che ti amo da morire... ma non potevo restare”.
A cura della Redazione
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