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Il coraggio di Michela Murgia

il coraggio non significa assenza di paura, ma la capacità di affrontarla nonostante essa. A volte il coraggio richiede di difendere ciò in cui si crede, anche quando ciò è impopolare o difficile.

Ho conosciuto tante persone che di coraggio ne hanno da vendere. Più donne che uomini, devo dire. Molti uomini (perdonatemi cari lettori) sono pieni di paure ma non hanno la capacità di affrontarle e preferiscono scappare di fronte ai problemi.

Ma scappando non si risolve niente, si prende un po' di tempo, certo, ma il problema rimane lì e, in ogni caso, prima o poi va affrontato. Pochi giorni fa è morta Michela Murgia, scrittrice, blogger, drammaturga, opinionista e critica letteraria. Aveva 51 annni. Classe 1972, nata a Cabras in Sardegna, di formazione cattolica, attivista, femminista.

Diplomata all’istituto Lorenzo Mossa di Oristano per gli studi tecnici, ha frequentato l'istituto di Scienze Religiose della Diocesi di Oristano per gli studi teologici e prima di dedicarsi alla scrittura ha svolto mille mestieri. La sua connessione con la Sardegna era profonda. Nel 2006, attraverso un blog intitolato “Il mio Sinis“, ha esplorato angoli nascosti dell’isola. Nel 2008, ha celebrato il suo amore per la terra natia con “Viaggio in Sardegna“.

A questa donna, di certo, il coraggio non mancava! Ha lottato per ciò in cui credeva e per le sue battaglie è stata duramente attaccata. Non si è mai lasciata sopraffare dalle critiche e ha lottato fino alla fine dei suoi giorni. È stato l'esempio di quello che dovrebbe essere un intellettuale.

Qualche volta avrà anche sbagliato ma i grandi, sbagliano. Gli eccessi fanno parte della grandezza, anche le cantonate ma lei, è stata Michela Murgia fino in fondo. Il 6 maggio di quest’anno ha reso noto che era malata di una forma di adenocarcinoma renale al quarto stadio. Ha voluto rendere pubblica la sua malattia e l'ha affrontata con coraggio e determinazione continuando ad apparire sui social sempre sorridente pur non nascondendo la sua fragilità finale. Ciao Michela!

Di Maria Bernasconi

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