Fin da ragazzo, ho sempre amato i romanzi che raccontavano delle condizioni della gente comune, della fatica sul lavoro, dello sforzo di trovare e mantenere un lavoro, e degli effetti delle condizioni lavorative sulla vita privata.
Ho sempre amato autori come Verga, Serao, Dickens, Zola… E ho cercato, nel tempo, di leggere autori contemporanei che proponessero le stesse tematiche.
Con il passare degli anni ho avuto sempre più difficoltà a trovare romanzi all’altezza delle mie aspettative; non so dire se io sia diventato più esigente o se siano gli autori contemporanei a preferire altri temi. Qualche settimana fa l’editore Safarà ha pubblicato il romanzo che cerco da anni: si tratta di Gentiluomini dell’ovest di Agnes Owens, pubblicato negli anni ’80 nel Regno Unito e finalmente disponibile anche in italiano, grazie alla traduzione di Anna Mioni.
L’editore descrive il romanzo così: Gentiluomini dell’Ovestè il primo romanzo pubblicato da Agnes Owens nonché l’opera che la introdusse nel circolo dei letterati scozzesi. Romanzo corale costituito da una serie di episodi tra loro connessi, l’opera narra le vicende di Mac, muratore ventiduenne che fatica a sbarcare il lunario nella Glasgow degli anni Ottanta. Esilarante parabola sulla povertà di mezzi e la ricchezza di spirito, Agnes Owens celebra la classe lavoratrice scozzese in un ritratto umoristico e spesso tagliente nella sua mirabile precisione capace di rivelare l’immancabile unione di dramma e commedia in ciascuna delle avventure dell’eroe di questo romanzo così come nella commovente, avvinazzata, indimenticabile umanità che lo circonda.
Mai descrizione fu più esatta. Le pagine del libro sono taglienti, essenziali, ricche di umorismo e talvolta sarcasmo. Non mancano di essere drammatiche, senza però mai scadere nel pietismo. Proprio come la vita vera, queste pagine sono un misto di gioia e dolore, di commedia e dramma. Il risultato è eccellente grazie alla maestria dell’autrice, che Alasdair Gray considera la più ingiustamente trascurata di tutte le scrittrici scozzesi. Forse è il caso di spendere qualche parola sull’autrice, che ha avuto due mariti (il primo, alcolizzato, morto giovane), sette figli, un’infinità di lavori, tra i quali: dattilografa, operaia in fabbrica, addetta alle pulizie… Un giorno, già cinquantenne, decise di iscriversi a un corso di scrittura, come pretesto per uscire di casa e distrarsi un po’.
Fu notata per il suo stile ironico e arguto, per la sua scrittura priva di fronzoli. Fu incoraggiata a scrivere dagli scrittori scozzesi Alasdair Gray e James Kelman, e così nacque Gentiluomini dell’ovest, romanzo breve, fatto di capitoli brevi in cui si racconta la quotidianità del giovane Mac, di sua madre, dei suoi amici. Si tratta di persone povere, eppure Mac è un gentiluomo, perché buono d’animo. Diversi sono gli esempi nel libro che confermano questa affermazione: pur disapprovando lo stile di vita dello straniero, come tutti gli altri abitanti del luogo, Mac gli fa compagnia e gli è vicino; pur detestando l’ex compagno di scuola, non esita ad aiutarlo.
La povertà è raccontata senza sconti e in maniera realistica, forse anche perché vissuta in prima persona dall’autrice. È proprio Alasdair Gray, nella postfazione al romanzo, che riflette su quanto sia difficile raccontare la povertà. La povertà vera è così vergognosa che perfino i poveri detestano che venga loro ricordata e quei redditi modesti che consentono di avere un po’ di piacere e di indipendenza nel tempo libero, di solito si guadagnano con un lavoro simile a una schiavitù. […]
Un libro come questo poteva scriverlo solo qualcuno che conosceva e amava i muratori e, senza per forza approvare le parti più crudeli della loro vita, nell’immaginarle trovava uno sfogo, e non una prigionia. Doveva per forza essere una madre a scriverlo. Quanto è ancora attuale il libro della Owen? A me sembra che fotografi la realtà di tanti, oggi, quei tanti che spesso preferiamo non vedere. Ho ragione? Sono troppo pessimista? Leggete Gentiluomini dell’ovest e mi direte.
Di Maurizio Nappa Improta
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