Informarsi è un piacere!

Sophie Cross

Quasi per caso mi sono imbattuta in questa serie che è andata in onda su Rai uno a partire da metà giugno.

Di primo impatto la protagonista Sophie Cross, interpretata da una bravissima Alexia Barlier, non mi era molto simpatica. Mi appariva rigida, fredda, calcolatrice. Insomma, consona con il suo ruolo di un avvocato di spicco. Di un legale che perde solamente quando e solamente se lo decide lui e alle condizioni che mette lui.

Sophie Cross è sposata. Vive con il marito Thomas Leclercq (Thomas Jouannet),un uomo dolce e attraente, un commissario della squadra omicidi. La coppia ha un figlio, Arthur (Martin Verset).

La famigliola ha una casa in un posto idillico. Tra le dune.  Da casa loro si sente la brezza del mare, l’ odore della salsedine e la consapevolezza  di una immensa ricchezza materiale. Di tanti soldi. Sfacciatamente tanti.

Una mattina a colazione, Arthur chiede a suo padre di andare con lui a fare volare l’aquilone tra le dune. Il commissario pare essere molto assorbito dal suo lavoro e promette al figlio di andarci prossimamente.

Sophie, la mamma, lo convince a fare volare l’aquilone da solo, mentre lei resta ad osservarlo sulla terrazza, sorseggiando una bevanda calda.

Arthur quasi quasi ci riesce a fare volare in tutta la sua bellezza l’aquilone. In quel mentre, il telefono squilla. Sophie entra in casa. Risponde. Tiene tutto il tempo d’occhio il figlio di cinque anni che corre avanti e indietro con il suo aquilone rosso. Poi, dovendo annotare qualcosa, dà le spalle al figlioletto per un fugace attimo. Prende i suoi appunti. Si congeda dal collega ed esce di nuovo sulla terrazza, dove si trovava alcuni istanti prima. L’aquilone si è incespato in un folto ravastrello, vicino ad un giglio di mare e tanti vilucchi marittimi.

Sophie pensa dapprima ad uno scherzo di Arthur. Forse si sarà nascosto perchè nessuno dei suoi genitori gli prestava abbastanza attenzione.  Sophie sta un pochino al gioco e lo cerca chiamandolo tra la folta vegetazione delle dune.

Poi il panico totale: Arthur non risponde. Non si vede nessunissima traccia di questo bimbo.  Per arrivare al mare, all’acqua , non avrebbe fatto in tempo in quei pochi secondi in cui Sophie gli ha girato le spalle.

Strazio. Dolore. Buio mentale.

Malgrado il marito commissario abbia immediatamente scomodato tutta la sua squadra e chiesto rinforzi ai suoi colleghi, di Arthur non si trova nulla. Nessuna traccia sulla sabbia. Nessun indumento perso. Nulla.

Resta l’aquilone rosso. Il silenzio più abissale e le risate assordanti del bimbo nelle orecchia provate dal dolore di Sophie, che si spoglia di ogni veste e incarico professionale, logorata dal dolore di mamma.

La coppia non riesce a superare insieme questa perdita. Mentre il commissario vorrebbe ripartire con sua moglie, magari generando un altro figlio, Sophie, è nel suo cocon di dolore, ma non si arrende.

Decide di dimettersi dall’incarico di avvocato. Segue per tre anni la formazione di poliziotta e inizia a lavorare, facendo parte della squadra di suo marito.

L’unico obiettivo di Sophie è di ritrovare suo figlio. L’ incarico di poliziotta le permette di ricercare senza dare spiegazioni, di consultare gli archivi.

Infine, solo l’istinto e l’intuizione di mamma farà capire alla squadra investigativa che Arthur, il suo amato figlio, è stato rapito.

Sophie è una mamma come tante altre là fuori nella realtà. Come tante mamma, i cui figli sono stati sequestrati da qualcuno che li conosceva bene e di cui potevano fidarsi.

Questa serie mi ha riconfermato quanto importante sia il non fidarsi troppo neanche della gente che consideriamo a noi estremamente vicina e leale. Spesso scattano dei meccanismi inconsci che nessuno di noi puoi mai sospettare a priori. Il dolore di un sequestro di un figlio, di una figlia è profondo quanto il fondale del mare e chi sequestra dei bambini di proposito per ferire una mamma, è un verme e come tale deve essere trattato.

Di Graziella Putrino

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com