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L’agendina

Chi di voi usa ancora un’agendina in formato cartaceo?

Mi riferisco a quelle agendine con le rubriche in ordine alfabetico. Quelle in cui l’alfabeto serviva per trovare subito una persona soprattutto per telefonarle. Io ne conservo ancora alcune, quasi come testimonianza storica di un periodo in cui senza questo libretto con le lettere a destra delle pagine, il contatto con il mondo esterno diventava molto difficoltoso. Quasi impossibile.

Per un nome del giornalismo a livello mondiale, la sua agendina è diventata involontariamente uno sketch che lo associa a Massimo Troisi.

Stiamo parlando di Gianni Minà.

„Lui (Gianni Minà, annotazione di chi scrive) chiama in tutto il mondo, non se ne frega niente: Fidel 00554 Cuba e chiama i Moncada. Quando Minà telefona, i Moncada litigano tra loro: ‘Parlo io, no rispondo io, no lascia…’. Lui (Gianni Minà, annotazione di chi scrive) stava facendo sciogliere i Moncada per sto fatto che li chiama a casa. Lasciali stare, non li chiamare più. Litigano. E poi Pino Daniele. Come è successo? Pino Daniele ha detto ‘Gianni, chiama Troisi per questa sera’. Lui ha preso l’agenda: “Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho, Troisi. E mi ha trovato”.

Era l‘anno 1992. Il programma si chiamava “Alta Classe”. Su Raiuno, il giornalista Gianni Minà intervistò Massimo Troisi e Pino Daniele, in occasione del compleanno di Pino Daniele. Troisi con una facilità che gli apparteneva al naturale, si prese la scena.

 Da qui nacque il mito dell’agendina di Gianni Minà. Un mito che è passato alla Storia delle interviste e degli incontri più disparati possibili ed immaginabili.

Gianni Minà aveva il potere di rendere speciale anche una semplice cena nel ristorante Checco er Carrettiere a Trastevere, dietro Piazza Trilussa a Roma.

Quella del 1984 rinchiude il potere simbolico dell’agendina di Minà e il suo immenso carisma di giornalista.

Per quella cena, Minà riuscì a riunire quattro giganti del calibro di Muhammad Ali, Robert De Niro, Sergio Leone e Gabriel García Márquez, solo perchè tutti lo consideravano un punto di riferimento anche a livello umano e di amicizia.

Un evento questo immortalato in una celebre foto. E quel semplice scatto racchiude una storia gustosa che lo stesso Gianni Minà ha raccontato più volte durante la sua vita.

Gianni Minà ha iniziato la carriera da giornalista nel 1959 a ’Tuttosport’ di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 debutta in Rai collaborando alla realizzazione dei servizi sportivi sui Giochi Olimpici di Roma.

Con Renzo Arbore e Maurizio Barendson fonda ’L’altra domenica’. Nel 1976 viene assunto al ’Tg2’ diretto da Andrea Barbato.

Nel 1981 vince il ’Premio Saint Vincent’ in qualità di miglior giornalista televisivo dell’anno. Dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a ’Mixer’, debutta come conduttore di ’Blitz’, programma di Raidue di cui è anche autore. In questo programma accoglie ospiti come Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez e il pugile, di solito inabbordabile, Muhammad Ali.

Minà ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui appunto quelli storici dell’epoca di Muhammad Ali.

Nel 1987 Minà diventa famoso in tutto il mondo per un’intervista di ben sedici ore con Fidel Castro, il presidente Cubano. Quest’intervista fu la base per  un documentario da cui viene tratto un libro: il reportage intitolato ’Fidel racconta il Che’.

“Perdiamo un giornalista originale, attento e mai banale, un uomo che amava la cultura. Ciao Gianni”. Lo scrive sui social il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, appena appresa la notizia della scomparsa del giornalista e scrittore Gianni Minà.

Certo è che Minà amava il suo lavoro e sapeva che un giorno qualcuno avrebbe voluto vedere una delle sue interviste mitologiche a personaggi immortali come il subcomandante Marcos, Mohammed Alì, Fidel Castro, il Dalai Lama e Diego Maradona.

“Niente andrà perduto, proprio come lui stesso fino all’ultimo voleva: ha lavorato fino a pochissimo tempo fa per preparare tutto”, ha annunciato all‘Ansa Andrea Conforti, vicpresidente della Fondazione Minà.

Tempo fa aveva avviato una raccolta fondi per realizzare l’ambizioso progetto Minà’s Rewind. Conforti racconta che il progetto aveva avuto parecchio supporto. Prima collaboratrice di tutto questo è stata sua moglie, la regista Loredana Macchietti, presidente della Fondazione che porta il nome Gianni Minà.

Minà aveva l’arte della modestia. Quasi sminuiva le interviste epocali che lo avevano reso celebre, per esempio quella a Fidel Castro del 1986: «È nata per caso: ero amico di Gabriel Garcia Marquez, che nel 1986 viveva a Cuba. Una sera è arrivato a casa sua a sorpresa Fidel Castro, si è preso una birra dal frigo e ha iniziato a chiacchierare fino all’alba. Un colpo di fortuna, ero al momento giusto nel posto giusto. Devo dire però che sull’America Latina ero preparato, questo è importante perché l’intervistato si accorge se le domande sono improvvisate e allora smette di collaborare». (Articolo completo su Eco Risveglio).

Grande disponibilità e voglia di fare il punto sulla propria storia di superior a mezzo secolo. É questo il ricordo di Gianni Minà, morto a Roma a 84 anni, lunedì 27 marzo 2023.

Addio a Gianni Minà, giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. Nato a Torino il 17 maggio 1938.

Immortabile resterà il suo operato, il suo carisma da giornalista e la sua mitica agendina.

Di Graziella Putrino

 

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