Poco tempo dopo il suo arrivo in Svizzera si è dovuta confrontare con l'emergenza Covid19. Come ha vissuto, professionalmente e personalmente, una situazione del tutto inaspettata?
L’emergenza Coronavirus ha colto tutti di sorpresa – una situazione inedita per i cittadini, per gli alunni, per le famiglie e per le istituzioni che in parte io rappresento. Il mondo della scuola italiana e dei corsi di lingua nella Circoscrizione consolare di Zurigo ha risposto in modo tempestivo e coordinato con il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, il Ministero dell'Istruzione italiano e gli Enti per salvaguardare la salute delle alunne e degli alunni e garantire contemporaneamente il diritto allo studio. Sono state settimane di lavoro intenso, di grande preoccupazione e umanamente difficili per la costante tensione cui tutti siamo stati esposti. Distanti ma vicini, abbiamo messo in atto tutte le soluzioni possibili per non lasciare indietro nessuno: didattica a distanza, personalizzazione e individualizzazione dell'apprendimento, coordinamento per il rimpatrio dei docenti, gestione di casi particolari. Credo che la scuola italiana ed i corsi di lingua e cultura della Circoscrizione siano stati all’altezza dell’emergenza, e di questo devo ringraziare il Console Giulio Alaimo per l'attenzione e il supporto continuo.
La didattica a distanza, ha rappresentato, e rappresenta ancora per alcune situazioni, la risposta formativa dei corsi di lingua e cultura italiane all'emergenza da Coronavirus. Quanto tempo c'è voluto per allestire le aule "virtuali" e come vi siete organizzati?
Una volta ricevute le indicazioni da Roma e dall'Ambasciata, non abbiamo perso tempo, anzi,
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forte dell'esperienza di dirigente scolastica lombarda, avevo iniziato a monitorare la situazione attraverso la scambio di buone pratiche con colleghi attivi sul territorio nazionale sin dal mese di febbraio, capitalizzando esperienze e prevedendo alcuni scenari operativi che si sarebbero potuti sviluppare nell'area consolare. Sin da subito è stata individuata la piattaforma didattica migliore per condividere i corsi di lingua e cultura italiane, di concerto con i docenti che in prima persona sono coinvolti nella didattica, professionisti della formazione. Su Weschool abbiamo allestito tante aule virtuali quanto classi fisiche (oltre 300!) che interessano oltre 4000 ragazze e ragazzi dei cicli primario e secondario. I corsi settimanali hanno interessato le settimane di marzo, aprile e maggio, fino alla riapertura dei corsi in presenza, che avverrà giorno 8 giugno nei limiti e nel rispetto delle indicazioni delle autorità elvetiche. Nell’emergenza si è dunque accettata la sfida della DAD (Didattica a Distanza) partendo soprattutto dalle risorse umane e strumentali disponibili, confrontandosi quindi con i vari portatori di interesse conseguendo risultati abbastanza omogenei e che hanno notevolmente contribuito a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri bisogni di apprendimento e delle proprie potenzialità formative e didattiche dei docenti.
Quale è stato il riscontro di docenti e allievi alla nuova esperienza di didattica a distanza?
I docenti, con determinazione e partecipazione attiva, hanno adattato la loro didattica alla situazione emergenziale e di questo sono loro estremamente grata. Lavorando insieme abbiamo costruito un percorso formativo che, per taluni insegnanti, era un campo esperenziale nuovo e poco noto. I docenti hanno messo in campo tutte le loro competenze, anche in presenza di una situazione obiettivamente difficile e, a tratti, confusa. Le attività prodotte dai docenti hanno avuto risultati, a volte, sorprendenti. Ovviamente la risposta dei ragazzi è stata generalmente positiva e caratterizzata da impegno, costanza e partecipazione. Ho partecipato a molte classi virtuali e mi ha colpito l’entusiasmo delle alunne e degli alunni: credo che per loro sia un’esperienza formativa di valore. Si sono messi alla prova in un contesto nuovo con strumenti e modalità diverse, e i risultati sono stati a mio avviso notevoli. Brave e bravi! Anche le famiglie hanno contribuito attivamente al successo formativo dei propri figli, favorendo la partecipazione e aiutando laddove emergevano situazioni di difficoltà.
Dopo questa fase, quali sono le previsioni per l'apertura dei corsi per il 2020/21?
Il nuovo anno scolastico inizierà a metà agosto 2020 e coinvolgerà oltre 4000 studenti e studentesse e oltre 50 docenti. Siamo già al lavoro per garantire un inizio dei corsi ordinato, che consideri la situazione attuale e quanto è stato vissuto in termini educativi e psicologici ma che tenga presente, nel contempo, ancora di più il diritto delle ragazze e dei ragazzi in obbligo scolastico.
Crede che questa nuova modalità abbia dei vantaggi? Se sì, quali secondo lei andrebbero mantenuti?
La modalità didattica "blended", cioè in parte di persona e in parte su piattaforme, è già stata sperimentata in passato in molte realtà, universitarie e non solo: ad esempio la didattica mista si è imposta in questi anni in quel segmento formativo rappresentato dalle cosiddette "scuole in ospedale" per le alunne e gli alunni impossibilitati a frequentare la scuola per via di un ricovero o per essere allettati nella propria abitazione. Durante la degenza i discenti rimanevano collegati con docenti e compagni attraverso piattaforme più o meno semplici e al termine della malattia potevano riprendere la frequenza della scuola senza perdere l'anno scolastico. Personalmente con questa modalità ho "accompagnato" al diploma uno studente malato di tumore che ora frequenta con successo il primo anno di Università.
I vantaggi della DAD sono dunque legati alla possibilità di frequenza in situazioni emergenziali ed anche in tutte quelle occasioni temporanee in cui non è possibile frequentare. Dal punto di vista didattico, lo studio su piattaforme mette al centro l'apprendente che deve essere guidato da un esperto del sapere il docente attraverso variegati oggetti didattici. L'insegnante funge cioè da regista di un processo di apprendimento e lo studente diviene vero protagonista in maniera attiva e cooperativa. È evidente che, dopo l'emergenza COVID19 il mondo della scuola non potrà più replicare sic et simpliciter quello precedente alla emergenza e che gli sforzi compiuti sino ad ora dovranno rappresentare la prima risorsa concettuale per la ripartenza e l’innovazione didattica. L'azione didattica dovrà essere sempre più finalizzata all’acquisizione di competenze attraverso metodologie innovative che richiedono la disponibilità, in qualsiasi momento, di materiali, esercitazioni, indicazioni sulle attività didattiche, permettendo così al discente un’autonoma e personale gestione del suo apprendimento.
Va da sè che la scuola, in termini estesi, è soprattutto comunità, relazione in presenza e setting formativo: la DAD, da sola, non può rappresentare una mera sostituzione del luogo fisico con quello "virtuale" ma ha bisogno anche di spazi concreti ove far sbocciare passione e interesse. Per dirla con il grande pedagogista Dewey l'esperienza educativa non ha effetti nell'immediatezza e deve tenere aperto ogni canale affinché si possa produrre un effetto di sedimentazione, attraverso esperienze feconde, attive, partecipative e creative.
Redazione
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